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Servizi pubblici digitali: è il momento di #Fare

Una pubblica amministrazione efficiente e innovativa è un asset fondamentale per la crescita di un Paese fragile, lento e obsoleto come il nostro.

Migliorare la qualità dei servizi pubblici digitali, garantirne l’accesso a tutti i cittadini e rendere la fruizione semplice e immediata sono attività indispensabili e non più procrastinabili.
La trasformazione digitale deve consentire al maggior numero di persone possibile – e aziende – di entrare in contatto facilmente con la pubblica amministrazione attraverso sistemi e procedure immediate e veloci: solo in questo modo riusciremo ad avere un impatto importante sulla qualità della vita di tutti noi.

L’emergenza sanitaria ce lo sta dimostrando in tutta evidenza. Nell’era pandemica che stiamo vivendo, poter sbrigare le pratiche online oppure accedere a registri e atti da remoto sono le uniche opzioni a nostra disposizione, se pensiamo poi anche che la maggior parte degli uffici e degli sportelli sono chiusi al pubblico e gli spostamenti molto limitati.
Pare quindi abbastanza evidente la necessità per pubblica amministrazione italiana di fare numerosi passi in avanti e aumentare il ritmo della padelata.

Cogliere tutte le opportunità della trasformazione digitale, ottimizzare l’offerta di servizi pubblici online e valorizzare al massimo il patrimonio informativo delle amministrazione centrali e locali sono delle vere e proprie necessità strategiche nazionali.

Le ricadute positive della digitalizzazione della pubblica amministrazione sono enormi:

  • partecipare alla costruzione di un mercato unico europeo per i dati;
  • creare dei servizi digitali a valore aggiunto per imprese e cittadini;
  • permettere la creazione di strumenti data-driven da fornire ai policy maker da utilizzare nei processi decisionali;
  • migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi digitali erogati su infrastrutture sicure ed affidabili;
  • migliorare la fruizione dei servizi digitali per cittadini ed imprese tramite il potenziamento della connettività per le PA.

In un certo senso è anche stucchevole dover ancora oggi rimarcare i vantaggi derivanti dal processo di transizione digitale oramai iniziato alcuni decenni fa.

Tuttavia – seppur ci troviano negli anni ’20 del nuovo millennio – ci tocca ribadire che l’erogazione puntuale e precisa dei servizi digitali da parte delle amministrazioni pubbliche centrali e locali, rappresenta un passaggio di estrema importanza sia per le pubbliche amministrazioni che in questo modo possono ridurre i loro costi di gestione nel medio-lungo periodo, ottimizzando le risorse e incrementando l’efficienza e la produttività.

E allo stesso modo anche per i comuni cittadini, la semplificazione del rapporto utente/PA è un passaggio decisivo che consente un notevole risparmio di tempo, una maggiore velocità dei procedimenti burocratici e un aumento della competitività delle nostre imprese soprattutto sui mercati internazionali.

Uno dei pochi lati positivi della crisi sanitaria è che – almeno – è un acceleratore formidabile della trasformazione digitale in corso.

Fino ad oggi la scarsa qualità e usabilità dei servizi digitali incideva solo saltuarimente sulla vita delle persone comuni, che fin quando possibile evitavano ogni tipo di rapporto con la pubblica amministrazione riducendo al minimo il contatto con i temutissimi sportelli. Con l’improvviso delagare della pandemia – e delle sue dirompenti conseguenze – si è scoperchiato il vaso di pandora e l’erogazione dei servizi pubblici digitali è diventata una questione di estrema importanza.

L’intera opinione pubblica si è accorta dello spread – forse il vero differenziale di cui dobbiam tenere conto – tra ciò che potrebbe essere il nostro paese dotato di procedure digitali efficaci e ciò che invece purtroppo ancora è quando parliamo della qualità, accessibilità, usabilità dei servizi pubblici digitali.

Il nocciolo della questione è quindi abbastanza semplice: la pandemia ci sta offrendo probabilmente l’ultima chance per innovare procedure, regole, apparati. Siamo nell’ultima stazione in cui si fermerà il treno della digitalizzazione, saltare su al volo è la nostra grande occasione, sfruttando anche le possibilità offerte dal Recovery Fund.

Così come ha ricordato anche recentemente Bankitalia nella figura di Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura economica:

“L’esperienza maturata con la crisi ha indicato la strada, mostrando la necessità di accelerare la digitalizzazione di tutti i processi e di ripensarne l’organizzazione. Come indicato dall’indice Desi l’Italia, con un punteggio di 67,5/100, si trova al 19esimo posto nell’Unione per digitalizzazione della PA, un risultato che “risente in particolare dello scarso livello di interazione online tra le Amministrazioni pubbliche e i cittadini, un ritardo spiegato da fattori sia di domanda (sono pochi gli utenti che si rivolgono alla PA mediante canali digitali), sia di offerta (ad esempio, la ridotta disponibilità di moduli precompilati).”

Possiamo sembrare di parte, e in effetti lo siamo, tutto lascia pensare che è il momento di #Fare, di rimboccarci le maniche, voltare finalmente pagina.

Non possiamo assolutamente lasciarci sfuggire l’opportunità di ridisegnare i servizi pubblici – grazie al digitale – intorno agli utenti e per gli utenti. E per farlo dobbiamo necessariamente poter contare su ingenti risorse e numerose competenze per lo più interne alle pubbliche amministrazioni, architetture stabili e procedure standard sicure e trasparenti.

Switch off digitale della pubblica amministrazione

In questo contesto caotico e molto fragile, il 28 febbraio 2021 è stato il giorno entro il quale tutte le amministrazioni avrebbero dovuto attivarsi per definire un piano di digitalizzazione, implementare l’accesso ai servizi tramite il Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid) o la Carta d’Identità Elettronica (Cie), essere presenti con almeno un servizio sull’AppIO e attivare PagoPA come principale modalità di pagamento.
Dal 1° marzo 2021 infatti sono attive le nuove disposizioni previste dal Decreto Semplificazione (DL n. 76/2020) in materia di accesso ai servizi telematici: dismissione progressiva delle singole credenziali che ogni Pa aveva adottato in autonomia e un’unica chiave per accedere a tutti i servizi pubblici online.
Oltre a questo, il decreto prevede che tutte le Pubbliche Amministrazioni nazionali devono integrare la piattaforma pagoPA nei sistemi di incasso per la riscossione delle proprie entrate e avviare i progetti di trasformazione digitale necessari per rendere disponibili i propri servizi sull’App IO.

Non bisogna avere la sfera di cristallo per immaginare che la maggior parte delle amministrazioni si adeguerà con molte difficoltà alle nuove disposizioni.

Avremo sicuramente pochi eccellenti campioni all’avanguardia che mostreranno a tutti che se si vuole le cose si possono #Fare, alcune amministrazioni che fluttueranno tra la mediocrità e la sufficienza stentata poiché inizieranno il percorso di digitalizzazione senza averlo ancora completato e poi troveremo le amministrazioni che procederanno con forte ritardi.

L’esperienza ci dice che le maglie nere in qualità della vita, erogazione di servizi, gestione del bene pubblico, saranno anche i fanalini di coda del processo di digitalizzazione. Ma staremo a vedere, sperando di essere stupidi da straordinari exploit!

Sicuramente noi di Fare Digitale vigileremo, controlleremo tutto ciò che sarà possibile controllare: andremo sito web per sito web, per verificare che i portali istituzionali siano accessibili, mobile friendly e che le amministrazioni si siano adeguate al decreto.

Se qualcuno ha voglia di darci una mano, iscrivendosi e partecipando ai nostri tavoli di lavoro, è il benvenuto!

Presidente Fare Digitale. Founder 3d0. Papà orgoglioso. Credo nella cultura digitale come leva strategica di sviluppo economico, sociale e culturale.

gabriele@3d0.it