Il Manifesto di Fare Digitale
Sono davvero molto felice di presentare – dopo alcuni mesi di lavoro e stimolante confronto – Il Manifesto di Fare Digitale: una bussola per orientarci nell’impetuoso mare della digitalizzazione, una mappa con dei chiari punti di riferimento che ci possa aiutare a cogliere le opportunità e a diluire le complessità della trasformazione digitale.
Il Manifesto di Fare Digitale racchiude i principi e i valori sui quali è nata e cresce la nostra associazione, a partire dalla modalità con cui è stato pensato e redatto. È infatti un progetto figlio dell’intelligenza collettiva, aperto, partecipato, inclusivo, alla cui stesura hanno contribuito tutti i soci di Fare Digitale portando esperienze, competenze e punti di vista diversi.
Un’altra caratteristica del Manifesto, prodotto di un’epoca in continuo e veloce mutamento, è che è e non vuole essere un oggetto statico da ammirare e venerare, bensì ha la pretesa di cogliere gli aspetti fondanti dell’attuale società digitale mantenedo una flessibilità di fondo, che gli permette di adattarsi alle trasformazioni che ogni giorno si susseguono.
Per questo motivo il Manifesto di Fare Digitale sarà sottoposto a continue review (immaginiamo a cadenza biennale) per essere da pungolo e stimolo a nuove riflessioni, un grimaldello per indagare cosa accade nel mondo del lavoro, delle relazioni sociali, dell’istruzione e ogni altro campo capace di incidere sulle nostre vite.
Non siamo i nuovi Mosè chiamati a redigere le tavole della legge digitale, ma siamo certamente consapevoli di aver tracciato una strada, che forse farà storcere il naso a qualcuno (diteci perché, magari avete ragione, parliamone), ci auguriamo possa far avvicinare altri a temi e argomenti finora ignorati (iscrivetevi, Fare Digitale aspetta proprio voi) oppure creare quella pacata, civile e virtuosa discussione che ci porterà a uno stadio successivo: il momento della maturità della vita nella società digitale.
Buona lettura, aspettiamo le vostre considerazioni.
1_ Il digitale è un bene necessario e universale.
I beni essenziali sono beni che soddisfano i bisogni primari dell’uomo. Sono entità, presenti allo stato naturale o create artificialmente dall’opera dell’uomo: pensiamo all’energia elettrica, all’acqua, al gas, ma discorso similare può riguardare anche l’etere, il petrolio e i mezzi di comunicazione e di trasporto.
A questi bisogna aggiungere il digitale bene comune, necessario e universale.
2_ Il libero accesso alla rete e ai suoi contenuti è un diritto fondamentale.
Il costituzionalista Rodotà propose una modifica costituzionale che intendeva inserire in Costituzione un’articolo 21-bis che affermava: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”
Forse è il caso di riaprire la discussione, al di là di eventuali ed estenuanti modifiche costituzionali.
3_ Analogico e digitale si fondono dando vita alla società delle informazioni e delle relazioni.
Prendo in prestito le parole di Quintarelli per notare che molte persone parlano di realtà virtuale o di un mondo virtuale per descrivere ciò che accade online, ma tutto ciò non ha nulla di virtuale, è anzi molto reale. solo che non è materiale. È immateriale. E non è un mondo a parte, ma una parte costitutiva e progressivamente sempre più estesa del nostro modo di comunicare, relazionarci, fare attività sociali, informarci, svolgere relazioni economiche di vivere.
4_ I dati pubblici sono un bene comune e devono essere disponibili, aperti, interoperabili e disaggregati.
Oggi, la cittadinanza, per essere attiva e digitale ha bisogno di dati. pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini.
5_ Il digitale è un fattore di cambiamento, ma non è il cambiamento. Il mondo lo cambiano le persone.
Viviamo in un mondo iper-connesso dove non esiste più la distinzione tra essere online o essere offline. Spesso ciò ci porta a perdere i punti di riferimento e a credere che le cose accadano al di fuori della nostra area di competenza. Riportare al centro del dibattito l’aspetto umano è condizione fondamentale.
6_ La digitalizzazione è una priorità collettiva e deve ridurre le complessità, eliminare le barriere e generare opportunità sostenibili.
Tutti siamo chiamati a tentare di comprendere le dinamiche della digitalizzazione, perché direttamente o indirettamente è un processo che tocca le vite di ognuno di noi. Nessuno si senta escluso, perché la realtà dice che nessuno è escluso.
7_ #FareDigitale significa generare – attraverso il digitale – maggiore valore per la comunità.
Le politiche dell’innovazione hanno tradizionalmente pensato a digitalizzare processi esistenti, mentre il digitale rappresenta una leva di trasformazione economica e sociale che, mettendo al centro delle azioni i cittadini e le imprese, rende l’innovazione digitale un investimento pubblico per una riforma strutturale del Paese.
8_ La cultura digitale è condizione necessaria per il #FareDigitale. È compito dell’istruzione pubblica creare le condizioni per stimolarla e svilupparla.
La Cultura Digitale è saper riconoscere e accettare la complessità: non solo conoscere i vari elementi che la compongono ma anche, e soprattutto, riconoscere le connessioni tra questi elementi.
9_ La scuola digitale è interconnessa, innovativa, inclusiva e fondata saldamente sulle relazioni umane.
Nella nostra visione il digitale è strumento abilitante, connettore e volano di cambiamento per una scuola aperta e inclusiva in una società che cambia.
10_ Il Iavoro digitale non è funzione del tempo e dello spazio, ma delle relazioni di fiducia e dei risultati.
Da un’organizzazione esclusivamente di processo è possibile, grazie al digitale, e doveroso immaginare un graduale passaggio a un’organizzazione di obiettivo, in cui si valutano i risultati e il come vengono raggiunti.
11_ La lotta al digital divide – di natura tecnica, sociale e culturale – è una priorità da affrontare e vincere con decisione in ogni sede politica e istituzionale.
Il digital divide ha tante forme, ma tutte portano all’esclusione dai benefici del progresso tecnologico e dell’innovazione. II suo effetto è profondamente negativo per chi lo subisce e lo è sempre di più man mano che il digitale assume un’importanza crescente per la società.
12_ La pubblica amministrazione deve essere accessibile, trasparente, amica di cittadini e imprese capace di offrire servizi efficienti e innovativi.
Il digitale ha cambiato il rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadini. In gioco c’è, infatti, molto di più che la semplice adozione delle tecnologie in seno alle PA. Si tratta di rivedere il rapporto tra Stato e cittadino che, da sempre, sembra perdersi in un labirinto di leggi, decreti, regolamenti che lo rendono macchinoso e a tratti ingestibile, quando invece quello di cui avrebbero bisogno le istituzioni sarebbe ritrovare una relazione «affettiva, paritetica» con i cittadini.
13_ Lo sviluppo del terzo settore è direttamente correlato alle dinamiche inclusive e partecipative della trasformazione digitale.
Digitale, social media, innovazione sono sempre più aspetti centrali nel Terzo Settore. La direzione e la consapevolezza del non profit sono molto precise: attraverso le competenze, gli strumenti e le opportunità del digitale, i bisogni sociali trovano risposte più efficaci.
14_ È necessario favorire la messa in rete dei territori per esprimere al meglio le specificità locali nel contesto globale.
Ritornare a vivere tutti i territor con rinnovato entusiasmo grazie alle prospettive del digitale, nel progettare il futuro e, soprattutto, cercando di non ripetere gli errori del passato.
15_ I luoghi di cultura non possono prescindere dal digitale per diventare punti di riferimento per il territorio e il turismo.
Il digitale è uno strumento fondamentale per la salvaguardia della nostra cultura e del nostro patrimonio culturale, che fornisce la possibilità di esplorare frontiere inedite e di sperimentare nuove forme di approccio ai beni culturali.