DESI 2021 – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società
Dal 2014 la Commissione europea monitora i progressi compiuti dagli Stati membri nel settore digitale e pubblica relazioni annuali sull’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI). Ogni anno le relazioni comprendono profili nazionali, che aiutano gli Stati membri a individuare settori di intervento prioritari, e capitoli tematici che forniscono un’analisi a livello dell’UE nei principali ambiti della politica digitale.
Nel 2021 la Commissione ha adeguato il DESI affinché rispecchiasse le due principali iniziative politiche che avranno un impatto sulla trasformazione digitale nell’UE nel corso dei prossimi anni: il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la bussola per il decennio digitale.
Per allineare il DESI ai quattro punti cardinali e agli obiettivi nell’ambito della bussola per il digitale, migliorare la metodologia e tener conto dei più recenti sviluppi tecnologici e politici, la Commissione ha apportato una serie di modifiche all’edizione 2021 del DESI. Gli indicatori sono ora strutturati in base ai quattro settori principali della bussola per il digitale, che sostituiscono la precedente struttura a cinque dimensioni. Undici degli indicatori DESI 2021 misurano gli obiettivi stabiliti nella bussola per il digitale. In futuro il DESI sarà allineato ancora più rigorosamente alla bussola per il digitale per garantire che tutti gli obiettivi siano discussi nelle relazioni.
Per l’edizione 2021 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) l’Italia si colloca al 20º posto fra i 27 Stati membri dell’UE.
Nel corso del 2020 l’Italia ha compiuto alcuni progressi in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività, con un aumento particolarmente significativo della diffusione dei servizi di connettività che offrono velocità di almeno 1 Gbps. Tuttavia il ritmo di dispiegamento della fibra è rallentato tra il 2019 e il 2020 e sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità e del 5G e per incoraggiarne la diffusione.
L’Italia è significativamente in ritardo rispetto ad altri paesi dell’UE in termini di capitale umano.
Rispetto alla media UE, registra infatti livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi. La percentuale di utenti online italiani che utilizzano servizi di amministrazione online (e-government) è aumentata dal 30 % nel 2019 al 36 % nel 2020, ma è ancora nettamente al di sotto della media UE. Anche l’uso dei fascicoli sanitari elettronici da parte dei cittadini e degli operatori sanitari rimane disomogeneo su base regionale. La maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (il 69 %) ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale, una percentuale ben al di sopra della media UE (60 %). Le imprese italiane fanno registrare ottimi risultati nell’uso della fatturazione elettronica, sebbene permangano lacune nell’uso di tecnologie quali i big data e l’intelligenza artificiale, nonché nella diffusione del commercio elettronico.
Nel 2020 e nel 2021 si è registrata una forte accelerazione nell’adozione di importanti piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali da parte delle pubbliche amministrazioni. Si prevede che le nuove riforme previste dal piano nazionale per la ripresa e la resilienza daranno un ulteriore impulso alla digitalizzazione dei servizi e alla modernizzazione della pubblica amministrazione in tutto il paese.
Negli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione alla pressante necessità di adottare misure volte a ridurre importanti lacune nelle competenze digitali. Nel 2020 l’Italia ha varato la sua prima Strategia Nazionale per le Competenze Digitali e un Piano Operativo correlato che elenca oltre 100 azioni specifiche e fissa obiettivi ambiziosi per il 2025.
Il governo ha inoltre esteso le agevolazioni fiscali nell’ambito del piano Transizione 4.0, che sarà sostenuto dal piano per la ripresa e la resilienza, e ha preselezionato i poli che saranno inseriti nella rete dei poli europei di innovazione digitale.
Il piano nazionale per la ripresa e la resilienza prevede una tabella di marcia ambiziosa, con riforme e investimenti relativi a tutti gli aspetti del DESI.
Capitale Umano
Per quanto riguarda il capitale umano, l’Italia si colloca al 25º posto su 27 paesi dell’UE. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base (56 % nell’UE) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (31 % nell’UE). La percentuale di specialisti TIC in Italia è pari al 3,6 % dell’occupazione totale, ancora al di sotto della media UE (4,3 %). Solo l’1,3 % dei laureati italiani sceglie discipline TIC, un dato ben al di sotto della media UE. Le prestazioni dell’Italia sono più vicine alla media UE per quanto riguarda invece gli specialisti TIC di sesso femminile, che rappresentano il 16 % degli specialisti TIC (la media UE è del 19 %). Solo il 15 % delle imprese italiane eroga ai propri dipendenti formazione in materia di TIC, cinque punti percentuali al di sotto della media UE.
L’Italia deve far fronte a notevoli carenze nelle competenze digitali di base e avanzate, che rischiano di tradursi nell’esclusione digitale di una parte significativa della popolazione e di limitare la capacità di innovazione delle imprese. La Strategia Nazionale per le Competenze Digitali rappresenta un risultato importante e un’opportunità per colmare questo divario. È fondamentale porre maggiormente l’accento sul capitale umano e proseguire gli sforzi in materia di istruzione, riqualificazione e miglioramento delle competenze e formazione sul posto di lavoro in settori ad alta intensità tecnologica.
Servizi Pubblici Digitali
L’Italia si colloca al 18º posto nell’UE per quanto riguarda i servizi pubblici digitali. Nonostante i miglioramenti registrati, l’uso dei servizi pubblici digitali rimane relativamente basso. La percentuale di utenti online italiani che ricorre a servizi di e-government è passata dal 30 % nel 2019 al 36 % nel 2020. Pur trattandosi di un notevole aumento, rimane ben al di sotto della media UE del 64 %. L’Italia ottiene risultati migliori rispetto all’UE per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese e i dati aperti. Tuttavia, si colloca al di sotto della media UE in termini di offerta di servizi pubblici digitali per i cittadini e disponibilità di moduli precompilati.
Nel 2020 e nel 2021 si è registrata una forte accelerazione nell’adozione di importanti piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali. Il numero di identità digitali emesse (SPID, il sistema di identità digitale conforme al regolamento eIDAS) ha raggiunto i 20 milioni in aprile 2021, con un aumento del 400 % rispetto ad aprile 2019; le amministrazioni pubbliche che utilizzano lo SPID hanno toccato quota 7 420, con un aumento dell’80 % rispetto al 2020. L’app IO è stata lanciata in aprile 2020 come punto di accesso unico ai servizi pubblici digitali, anche tramite smartphone; un anno dopo, in aprile 2021, aveva fatto registrare 11 milioni di download. Il governo ha reso obbligatorio l’utilizzo dell’app IO per accedere ad alcuni incentivi finanziari, con l’obiettivo di incoraggiare l’uso di strumenti digitali da parte dei cittadini. Questa iniziativa è stata determinante per il buon esito dell’introduzione dell’app.
Per quanto riguarda la sanità elettronica, il fascicolo sanitario elettronico è operativo in tutte le regioni ed è stato attivato dalla grande maggioranza dei cittadini. Tuttavia il livello di utilizzo sia tra i cittadini che tra gli operatori sanitari varia notevolmente su base regionale.
Infine, per quanto riguarda le competenze digitali nel settore pubblico, il Piano Operativo della Strategia Nazionale per le Competenze Digitali comprende 17 progetti volti a rafforzare tali competenze, combinando la revisione delle politiche di assunzione con azioni di formazione mirata, anche in collaborazione con le università, e con la promozione di comunità di pratica che coinvolgano ricercatori, dirigenti d’impresa e funzionari pubblici.
Integrazione delle tecnologie digitali
L’Italia si colloca al 10º posto nell’UE per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali. La maggior parte delle PMI italiane ha un livello di intensità digitale almeno di base (69 %, ben al di sopra della media UE del 60 %). Le imprese italiane fanno registrare ottimi risultati nell’uso della fatturazione elettronica: il 95 % di esse la utilizza, un dato quasi tre volte superiore alla media UE e frutto di interventi legislativi tra il 2014 e il 2019. Dal 2018 al 2020 la percentuale di imprese che utilizzano servizi cloud è aumentata notevolmente, raggiungendo il 38 % (rispetto al 15 % del 2018). Le prestazioni dell’Italia restano deboli in altre aree. L’uso dei big data è basso (sono utilizzati dal 9 % delle imprese italiane rispetto a una media UE del 14 %), come pure l’uso di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (18 % delle imprese italiane, mentre la media UE è del 25 %). Anche la diffusione del commercio elettronico e l’uso delle TIC per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media UE.
Connettività
L’Italia si colloca al 10º posto nell’UE per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali. La maggior parte delle PMI italiane ha un livello di intensità digitale almeno di base (69 %, ben al di sopra della media UE del 60 %). Le imprese italiane fanno registrare ottimi risultati nell’uso della fatturazione elettronica: il 95 % di esse la utilizza, un dato quasi tre volte superiore alla media UE e frutto di interventi legislativi tra il 2014 e il 2019. Dal 2018 al 2020 la percentuale di imprese che utilizzano servizi cloud è aumentata notevolmente, raggiungendo il 38 % (rispetto al 15 % del 2018). Le prestazioni dell’Italia restano deboli in altre aree. L’uso dei big data è basso (sono utilizzati dal 9 % delle imprese italiane rispetto a una media UE del 14 %), come pure l’uso di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (18 % delle imprese italiane, mentre la media UE è del 25 %). Anche la diffusione del commercio elettronico e l’uso delle TIC per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media UE.
Nel complesso, l’Italia ha continuato a migliorare i servizi pubblici digitali per i cittadini e le imprese. Si prevede che le iniziative legislative intraprese promuovano l’adozione di piattaforme abilitanti da parte di tutte le amministrazioni pubbliche, comprese quelle locali. La piena diffusione dell’app IO, combinata con il rafforzamento delle competenze digitali tra la popolazione, potrebbe anche contribuire a un graduale aumento dell’adozione dei servizi pubblici digitali da parte di cittadini e imprese. Gli sforzi di semplificazione, i provvedimenti volti a garantire l’interoperabilità e lo sviluppo di capacità nella pubblica amministrazione sono tutte importanti misure complementari per promuovere e rafforzare la digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici.