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Dalla società fordista alla società digitale

Una grossa parte dei mali dei paesi occidentali è dovuta al fatto che le nostre società si sono divise in due: una piccola parte di esse è riuscita a compiere il passaggio da una società fordista, che produce ormai beni e servizi ritenuti disfunzionali rispetto ai nuovi valori dominanti (pensiamo alla sostenibilità ambientale) a una società digitale dove a contare è la capacità di combinare creatività e intelligenza artificiale. 

In altre parole il problema è che la maggior parte della società continua a vivere in quel mondo fordista senza avere gli strumenti e le conoscenze per fare il salto dal vecchio al nuovo mondo. 

La causa di tale frattura sociale è dovuta al mancato ammodernamento dello stato sociale e quindi alla mancata garanzia dei diritti sociali funzionali alla nuova era digitale. 

Questo è il focus su cui si delinea il libro “Dalla società fordista alla società digitale” a cura di Nunziante Mastrolia con gli interessanti contributi di Vera Zamagni, Francesco Rotondi, Tatiana Coviello, Elisabetta Bello, Maria Gabardi, Laura Guercio, Pino Mercuri, Cristina Brasi, Pietro Terna, Maria Rosaria Brizi, Marta Bertolaso. 

Un volume denso di citazioni, rimandi e approfondimenti sempre chiari e esaustivi che accompagnano il lettore, anche meno esperto, nella comprensione delle dinamiche sottese alla trasformazione digitale in atto. Senza risultare mai banale o scontato. Il lavoro curato da Mastrolia potrebbe tranquillamente essere un manuale da studiare in un corso universitario di economia, sociologia o geografia politica digitale, perché offre strumenti e conoscenze per poter vivere, operare e lavorare nella nuova era digitale. 

Editore: Licosia
Collana: Saggi
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 12 dicembre 2019
Tipo: Saggio
Pagine: 336
ISBN: 8899796882

Mentre l’idea fordista della produzione si andava disseminando a livello globale tanto da formare una catena di montaggio planetaria, i progressi della tecnica (frutto essi stessi di quel modello) hanno prodotto una profonda innovazione tanto da modificare alcuni elementi di quel modello, tanto da renderlo inefficiente e scricchiolante.

Questo significa che le logiche che plasmano la produzione oggi non sono più quelle fordiste, sono anzi di tipo post-fordista, o più correttamente, sono le logiche proprie del “capitalismo immateriale” di Quintarelli o “capitalismo digitale” di Srnicek o dell’economia creativa. Così al posto della produzione di massa, fatta in mega fabbriche lungo catene di montaggio, ora abbiamo una produzione di massa personalizzata, grazie all’Internet of Things, ai Big Data, all’Intelligenza artificiale, al Cloud e ai robot.

Diventa allora necessario riflettere sul futuro e in primo luogo sul futuro del lavoro in relazione agli sviluppi della tecnica e in particolare dell’intelligenza artificiale, tenendo presente che è vero quanto scrivono Erik Brynjolfsson, Andrew McAfee e cioè che: “i computer e le altre innovazioni digitali stanno facendo per la nostra forza mentale, per la nostra capacità di usare il nostro cervello affinché capisca e influenzi il nostro ambiente, quello che la macchina a vapore e i suoi epigoni fecero per la forza muscolare”.

Crediamo nella valorizzazione della cultura digitale e nella diffusione consapevole e regolamentata delle tecnologie digitali in tutti i settori della vita pubblica e privata, affinché siano una leva fondamentale per lo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese.

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