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NFT: le parole del digitale (secondo Salvatore Iaconesi)

Ormai non si parla altro che di NFT (Non Fungible Token) e di come essi possano rappresentare un’interessante opportunità per aziende, moda, brand, cultura e chi più ne ha più ne metta. Anche noi nel nostro piccolo abbiamo provato a portare luce sul fenomeno, ma non per decantarne le lodi ma per chiarire che ogni innovazione tecnologica ha sempre (si badi bene, sempre) pro e contro, può essere moltiplicatore di opportunità o di rischi.

Quindi quando abbiamo visto il post pubblicato da Salvatore Iaconesi sull’argomento è stato come scorgere da lontano un faro nella tempesta, perché la storia di Salvatore ci parla di un professionista – ingegnere robotico, designer, hacker, professore universitario – che ha sempre visto meglio e prima di tanti altri le conseguenze sociali del progresso scientifico e questa sua capacità lo ha portato a utilizzare la tecnologia per andare alla ricerca di una cura collettiva coniugando scienza arte e tecnologia.

Di seguito vi riportiamo il post integrale di Salvatore Iaconesi del 26 gennaio 2022 che ringraziamo di cuore per averci dato la possibilità di condividerlo, approfondirlo e capirci qualcosa di più sugli NFT.

Di nuovo NFT

ONE Sotheby’s International Realty, Voxel Architects e il costruttore/collezionista Gabe Sierra costruiscono e vendono una casa.
Per farlo usano un NFT. E fin qui nulla di male o di strano: l’NFT è solo un contratto, un certificato di proprietà, l’ennesimo modo di dire “è mio” di qualcosa. Per me basta che paghino le tasse sulle proprietà di lusso e basta che queste operazioni non finiscano in qualche paradiso fiscale, sottraendo alla dimensione pubblica tasse preziose su beni di lusso che potrebbero essere utilizzate per cose importanti.
Mi fa, infatti, preoccupare il
<<“Selling a real-world mansion through the metaverse is something no one has done before, and we feel this concept will create a very unique customer experience.”>>
che affermano i protagonisti nell’articolo su Forbes. Non stanno vendendo una “real world mansion attraverso il metaverso“. Stanno vendendo una “real-world mansion”. Punto. Con dei gadget tecnologici annessi, come una chat 3D in cui ospitare i propri amici, per esempio quando c’è il covid. Ma deve essere chiaro che stanno vendendo una casa. Non è un’altra cosa. Le leggi sono quelle delle vendite delle case: ci sono tasse, regole, piani regolatori, assicurazioni, regolamenti sull’uso del suolo etc.
Sulla parte del gadget: bentornati anni ’90!
Mi ricordo quando andavamo in giro piazzando sedi su Second Life a aziende e organizzazioni pubblliche e private. Eravamo piccoli e dovevamo campare. Gli elementi c’erano tutti: i linden dollars invece dei token, etc. Anzi, dirò: c’era di più, perché invece di essere chiusi nell’ennesimo walled garden dell’ennesima piattaforma, a un certo punto ti potevi portare tutto via usando uno standard internazionale aperto, te lo portavi su Open Simulator (o qualsiasi altro ambiente open source che accetta il formato aperto di cui sopra), ti tiravi su un serverino e la cosa poteva durare finché avevi soldi (e/o comunita) per manutenere il contenuto e il server.
Nonostante tutto questo (che rappresenta un investimento molto più solido degli attuali NFT: mettereste dei soldi su un operatore senza storia, uscito dal nulla, sapendo che *quando* – e non *se* – sparirà, il vostro investimento sarà carta straccia?) di tutte le splendide, orribili, aliene, stranissime cose di cui stiamo parlando, non c’è più quasi traccia.
Non è stato un buon investimento, specie quando parliamo di soldi pubblici (ma non è questo il caso; in ogni caso fa bene ricordarlo, perchè con gli stessi strumenti stiamo trattando l’arte, la cultura, l’architettura…).
Il resto della storia è solo speculazione sul possibile futuro dell’abitare.
Un futuro che, come dice l’articolo
<<“We believe that the metaverse is the next evolution of social connection and will play a role in the future of real estate in one way or another,” says Daniel de la Vega, president of ONE Sotheby’s International Realty.>>
e
<<“The metaverse counterpart of the home will serve as an extension of the real-world home, allowing the buyer to host in-home meetings, events and parties with guests from around the world,” Meta Residence founder Gabe Sierra tells Forbes. “By mimicking the real-world environment of the buyer, we are creating an experience that blends the lines between metaverse and reality. Imagine fighting off a dragon, traversing over a mountain range, and finally arriving at your metaverse property, where you are greeted by your friends who are visiting to check out your new Bored Ape NFT. After interacting in your virtual living room, you exit the metaverse, and you are now sitting inside that same real-world house. That is the experience we are creating.”>>
un mondo in cui dei ricchissimi bamboccioni svaniranno ancor di più dal nostro mondo, e si rinchiuderanno ancora di più nelle loro fortezze, online e offline, difesi online da “draghi e catene montuose” (che siano gli ICE che in gibson proteggevano le corporation?) e, plausibilmente, da mitragliatrici e manganelli nel dominio fisico.
Il dominio che scompare dalla percezione, diventando la “realtà”, il realismo, in cui tutto diventa transazione finanziaria, tanto da rendere impossibile concepire qualsiasi altra cosa.

(nell’immagine: una vista del villone online che mima lo spazio del villone di Miami: una pacchianata americanissima degna dell’attenzione di Architerror, con nessuna reale ricerca su come potrebbe cambiare l’Abitare nel futuro e nella digitalità. Il solo immaginario urla “Ci va benissimo così! Noi vogliamo portare la nostra roba e il nostro lusso pacchiano anche di là, nel metaverso. E meno ci dobbiamo mischiare col resto del mondo – che sfruttiamo per rendere possibile questa pacchianeria – meglio stiamo.”)

“La tecnica è profondamente fondata nella cultura, e viceversa.
Le tecnologie, prima che al dominio dell’usare, afferiscono al dominio del sentire. Perché non siamo solo noi ad inventare le tecnologie, ma sono anche le tecnologie che inventano noi, rendendoci quello che siamo e come sentiamo e comprendiamo il mondo.”

Crediamo nella valorizzazione della cultura digitale e nella diffusione consapevole e regolamentata delle tecnologie digitali in tutti i settori della vita pubblica e privata, affinché siano una leva fondamentale per lo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese.

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