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Cultura, turismo, lavoro e scuola: nuove opportunità dal digitale [Podcast]

Ciao a tutti, benvenuti alla puntata zero del podcast di Fare Digitale dedicato alle news e gli approfondimenti dal mondo digitale. In un mondo che va veloce, che muta spesso, in cui non si può mai smettere di imparare e occorre stare al passo con le trasformazioni, questa rubrica vi permetterà di comprendere i cambiamenti in atto nel digitale ed essere sempre aggiornati. Selezioneremo le principali notizie che riguardano il mondo digitale e le commenteremo, per voi e con voi. Grazie al contributo di professionisti e protagonisti del settore, vi daremo consigli e suggerimenti per comprendere come cambia il mondo grazie a Internet e come ottenere sempre il meglio dagli strumenti digitali.

In questa puntata toccheremo quattro argomenti, collegati ad alcuni dei gruppi di lavoro dell’associazione: Turismo Digitale, Cultura Digitale, Lavoro e Scuola Digitale.

Iniziamo parlando di turismo: è possibile collegare tutto il mondo del turismo, valorizzandone e migliorandone l’offerta, grazie a un hub digitale?
Di certo è una sfida impegnativa ed è il PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a lanciarla.  

Immaginiamo di avere su un unico portale tutte le informazioni utili che riguardano l’ecosistema turistico. E immaginiamo anche di avere un modello di intelligenza artificiale, che analizzi in forma anonima, tutti i dati sul comportamento degli utenti online per studiare quali sono le aree di maggiore o minore flusso turistico. Si aprirebbero a questo punto numerose possibilità. Si potrebbero: ampliare i servizi a disposizione del visitatore e delle guide turistiche; creare contenuti tematici rivolti a specifiche persone grazie allo studio dei comportamenti di nicchia; migliorare l’offerta e la visibilità dei luoghi di minore interesse e potenziare ulteriormente quella delle aree più interessate dal turismo. Lo sviluppo di un simile Hub permetterebbe una maggiore valorizzazione, integrazione e promozione dell’offerta, nonché un’offerta turistica migliore. L’Hub avrà quale pilastro strategico quindi l’interoperabilità dei dati e sarà una grande opportunità per gli operatori turistici, anche per quelli più piccoli, per i quali si prevede di sviluppare un kit per aiutarli con le loro attività nel mondo digitale. Se riuscite a immaginarlo e se magari avete già qualche idea, vi interesserà sapere che per la creazione di un Hub del Turismo Digitale di questo tipo è previsto un investimento di € 114 milioni. E se volete saperne di più, entrate a far parte di Fare Digitale: c’è già un tavolo di lavoro per monitorare le attività relative all’Hub del Turismo Digitale.

Un’iniziativa, che come quella che vi abbiamo appena raccontato, suona altrettanto ambiziosa, riguarda la cultura digitale. La Commissione europea ha infatti pubblicato una raccomandazione: creare uno spazio comune europeo di dati per il patrimonio culturale. 

Ricordate il terribile incendio della Cattedrale di Notre Dame? È proprio prendendo come esempio quanto accaduto a quella meravigliosa chiesa che la Commissione europea ha sottolineato l’enorme importanza di avere una solida infrastruttura. Scopo della piattaforma sarebbe preservare l’intero patrimonio culturale oltre che offrire una facile messa in condivisione dei dati.

Come raggiungere quest’obiettivo? Accelerando la digitalizzazione di monumenti, siti, oggetti e manufatti, per rendere il tutto facilmente fruibile e a disposizione delle generazioni future, e per proteggere e preservare il patrimonio culturale a rischio. Al centro del nuovo spazio che permetterebbe la conservazione digitale della cultura ci sarà Europeana, la piattaforma culturale digitale europea. Musei, gallerie, biblioteche e archivi di tutta Europa potranno così condividere e riutilizzare le immagini digitalizzate del patrimonio culturale, come i modelli 3D dei siti storici e le scansioni di alta qualità dei dipinti. Le attività che saranno realizzate nel decennio in corso saranno particolarmente importanti per comprendere la capacità di dare concretezza a questa proposta: la Commissione europea infatti incoraggia gli Stati membri a digitalizzare tutti i monumenti e i siti a rischio di degrado e la metà di quelli altamente frequentati dai turisti entro il 2030. Non ci resta che aspettare e scoprire come si evolveranno le attività.

Vi dice niente la parola smart working? Negli ultimi anni ne avrete sentito parlare di continuo! Anche se, probabilmente, ne avrete sentito parlare spesso in modo improprio, per modi di lavorare che non hanno nulla di “smart” e sono, invece, semplicemente svolti da remoto.

La nostra stessa legislazione commette questa imprecisione, menzionando lo smart working quando ci si riferisce più che altro al remote working (o lavoro da remoto). L’aspetto interessante è che si parla di smart working fin dal 2017 (Legge n. 81/2017), ma solo con la pandemia è stata accelerata l’adozione di una qualche regolamentazione nell’ambito del “lavoro agile”. Proprio la pandemia infatti ha creato un sistema nel quale, a causa dell’emergenza, si poteva adottare il lavoro da remoto (laddove possibile) senza doversi preoccupare di tutta la burocrazia dei regolamenti esistenti: si poteva cioè lavorare da casa senza tutti gli adempimenti necessari tra INAIL/INPS, adeguamenti contrattuali e così via.

A fine marzo 2022, però, lo stato di emergenza, almeno da questo punto di vista, sarà revocato, e quindi sarà necessario proseguire con gli adempimenti. Ecco perché potrebbe essere utile conoscere una notizia in particolare su questo argomento: il 7 dicembre 2021 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha raggiunto l’accordo con le Parti sociali, sul primo Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile nel settore privato, andando a integrare le norme sullo smart working già esistenti. Lontano dall’essere un contratto nazionale, è comunque un primo passo verso la presa in considerazione di due punti fondamentali:

  1. Ci sono attività che possono essere svolte da remoto, e tutte quelle legate al digitale lo sono quasi sempre
  2. Finalmente si comincia a scardinare la consuetudine per la quale l’unica metrica per misurare il lavoro sia il tempo, andando effettivamente verso un concetto di vero “smart” working, basato su obiettivi

Si tratta comunque di un tema delicato, perché è necessario inquadrare dal punto di vista contrattuale la flessibilità che i lavoratori del digitale (e non solo) richiedono a gran voce ma anche le più che giuste garanzie che non si sfoci di nuovo in modalità legalizzate di evasione e sfruttamento del lavoro dipendente, un po’ come è successo in passato con i “contratti a progetto”.

Se l’argomento è di tuo interesse, in Fare Digitale, nel gruppo Lavoro Digitale, stiamo realizzando una monografia per affrontare queste tematiche e provare a fare chiarezza su questi concetti, con l’aiuto di consulenti del lavoro e sindacalisti.

Ed eccoci all’ultimo argomento di questa puntata.
Marzo è un mese intenso, in cui si festeggia la primavera e si celebra la festa delle donne, ma è anche il mese dello STEM, che prende il via l’ 8 marzo, è l’iniziativa organizzata dal ministero dell’Istruzione al fine di riflettere sui temi dell’uguaglianza e delle pari opportunità, oltre che di incoraggiare lo studio delle discipline STEM (l’acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics), soprattutto tra le bambine e le ragazze che, spesso, scontano lo stereotipo di genere della presunta scarsa attitudine verso queste materie.

Le materie STEM (in italiano: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e la computer science saranno promosse per tutti i cicli scolastici, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado, con focus sulle studentesse e con un pieno approccio interdisciplinare. 

Il ministero dell’istruzione sta predisponendo infatti un ulteriore sviluppo dei finanziamenti stanziati nel 2021, circa 100 milioni, con i quali oltre 6.500 istituti hanno potuto realizzare spazi attrezzati e laboratori digitali dedicati a queste materie. L’obiettivo didattico è quello di far crescere nelle scuole una cultura scientifica e una adeguata forma mentis, necessarie per un diverso approccio allo sviluppo del pensiero computazionale, prima ancora che vengano insegnate le discipline specifiche. Nell’ambito delle iniziative realizzate in tale occasione, il Ministero ha rilanciato il Concorso scolastico nazionale “STEM: femminile plurale” con l’ obiettivo, grazie alla partecipazione dell’intera comunità scolastica, di sensibilizzare i giovani sul significativo impatto positivo delle discipline STEM a prescindere dall’appartenenza di genere. La presentazione degli elaborati, tramite la piattaforma www.noisiamopari.it, dovrà avvenire entro il prossimo 9 maggio 2022.

Questo podcast – di cui avete appena letto la trascrizione – è realizzato da Fare Digitale, grazie all’entusiasmo e al contributo dei suoi associati. Tutte le puntate, i link ed i riferimenti alle notizie saranno disponibili sulle principali piattaforme podcast e sul sito di faredigitale.
Fare Digitale non è solo una associazione, ma un progetto sociale di diffusione e valorizzazione della Cultura Digitale. 

Arrivederci alla prossima puntata!

Crediamo nella valorizzazione della cultura digitale e nella diffusione consapevole e regolamentata delle tecnologie digitali in tutti i settori della vita pubblica e privata, affinché siano una leva fondamentale per lo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese.

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